2 Consulenze:
1 - Querela per truffa contrattuale
Ho fatto eseguire nei mesi di ottobre novembre dicembre 2013 una ristrutturazione in una casa che ho al mare in provincia di Latina, che tra l'altro prevedeva la posa di un pavimento di resina cementizia (circa 70 mq). L'approccio all'esecuzione di questo lavoro gia' da subito mi è parso scorretto. L'impresario non mi ha fatto un campione (cosa da me chiesta ripetutamente-ma i tempi erano un po' stretti visto che volevo beneficiare della detrazione 50%,fretta inutile perché la legge è stata poi prorogata), ma ha dato direttamente la "resina" sul pavimento e per colorarlo lo ha verniciato sopra. Non avendo potuto scegliere il colore se non a voce, ci sono stati due cambi colore. In ogni caso per cambiare il colore l'operaio verniciava con smalto la superficie. Io avevo fatto fare nella mia abitazione principale a Torino un analogo pavimento,e avevo visto tutte le fasi della resinatura (1-rete sottostante; 2-primer o aggrappante; poi passaggio della resina due -tre volte con dentro i silicati pigmentanti(che sono quelli che danno il colore non lo smalto )poi trasparente di finitura. Sul preventivo poi fatturato e pagato l'impresario aveva scritto tutti i passaggi corretti (rete ;primer;resina, che poi non ha in realta' eseguito Dal punto di vista estetico il pavimento è venuto una porcheria,comunque all'inizio non volevo pagare il soggetto poi ho pagato per amore di onesta' e sulla cifra l'impresario mi ha fatto uno sconto (1000 euro su 5000 circa) dicendo che la colorazione con smalto si puo' fare,era colpa mia che non mi ero accontentata del colore. In questi giorni in bagno la resina eseguita si è aperta e sta sfogliando tutta rivelando il cemento sottostante ed un sottile strato di smalto di neanche 1 mm , cioè la vernice che lui ha dato su cemento grezzo: non retina e neanche resina. Il bagno è stato usato dalla fine dei lavori al massimo 30 giorni. Intentare una causa civile per risarcimento danni mi porterebbe solo a spese. Un mio amico che si occupa di assistenza alle imprese edili mi ha detto che si potrebbe ravvisare il reato di truffa commerciale;visto che sul preventivo poi fatturato e saldato c'è scritta una procedura che l'impresario non ha eseguito (il cemento verniciato ha valore assai modesto anche perchè prevede poco lavoro e pochissimo costo di materiale, la resina è stata da me pagata circa 100 euro al mq , la differenza che c'è tra la latta e l'oro) Quindi l'impresario mi ha venduto un pavimento che è costato magari 1000 euro a 5000 euro. Con una causa civile vado a spendere solo soldi.
Minacciando una denuncia per truffa commerciale (con le conseguenze che comporterebbe all'impresa) potrei chiedere il rimborso della resina e a questo punto rifarei il pavimento (con altra ditta); se l'impresario non mi da nulla farei veramente la denuncia. E' razionale,possibile e non ci sono rischi di essere a mia volta denunciata per calunnia? Potrei preparare io una lettera da portare alla polizia o ai carabinieri? Distinti saluti.
Ritengo che siano sussistenti i presupposti per una querela per truffa contrattuale ai sensi dell'articolo 640 del codice penale.
Oltre al mero inadempimento della controparte contrattuale, sussistono altresì
1. artifizi o raggiri che hanno indotto il cliente in errore
2. un ingiusto profitto per l'imprenditore ed un danno ingiusto per il cliente.
L’art 640 del codice penale (che qualifica e punisce il reato di truffa) afferma: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da € 51,00 a € 1.032,00.
Gli artifizi o i raggiri richiesti per la sussistenza del reato di truffa contrattuale possono consistere anche nel silenzio maliziosamente serbato su alcune circostanze da parte di chi abbia il dovere di farle conoscere oppure sul rifiuto di presentare un campione come richiesto dal cliente (vedi sentenza della Cassazione penale, sez. II, 30 ottobre 2009, n. 41717).
Se tutto quello che hai scritto nella presente email corrisponde al vero, non corri il rischio di una controquerela per calunnia o per diffamazione ma … c'è un ma …
Riguardo alla truffa contrattuale occorre considerare un aspetto importante: il contratto concluso per effetto di truffa, penalmente accertata, di uno dei contraenti in danno dell'altro non è radicalmente “nullo” (cioè come se non fosse mai stato concluso) ma soltanto “annullabile” da un giudice civile, su istanza di chi ha interesse (cliente).
In concreto, anche laddove l'imprenditore dovesse essere condannato per truffa, sarebbe comunque necessario da parte tua, ricorrere al tribunale civile, per chiedere l'annullamento del contratto per dolo !!!
Mi sembra corretto informarti di questo, anche se la tua strategia punta a chiudere la controversia “in anticipo”.
A disposizione per correggere eventualmente la bozza di denuncia per truffa contrattuale.
Cordiali saluti.
2 - Termine all'appaltatore per conformarsi alle indicazioni del committente a pena di risoluzione del contratto di appalto di lavori di ristrutturazione immobile
Ho acquistato un piccolo appartamento ed affidato, forse ingenuamente, i lavori di ristrutturazione ad un artigiano albanese. Subito dopo l'inizio dei lavori, però, questa persona si è manifestata come priva di mezzi idonei, di serietà, di competenze e, soprattutto, assente. A fronte dei 15 giorni preventivati per la presunta realizzazione delle opere, siamo infatti arrivati a 7 mesi e siamo ancora lontani dal traguardo (è stato realizzato approssimativamente il 60% di quanto previsto). Inoltre, i nostri rapporti sono ulteriormente compromessi a seguito di incresciosi episodi relativi ad indebite sottrazioni di materiali dal cantiere, a causa dell'impiego di persone estranee non in regola, della totale indifferenza nei confronti delle norme sulla sicurezza e del mancato rispetto delle norme condominiali (per cui ho subito più volte delle lamentele da parte dei condomini) oltreché dei danni prodotti all'appartamento (piccole lesioni alle travi ed ai pilastri, lesioni alla pignata nel soffitto, piccoli danni all'appartamento del vicino ed altro). Mi sento danneggiato e prigioniero di questa situazione. Vorrei mandarlo via per lasciare il lavoro a qualcuno più serio ma non so come muovermi affinché lui non abbia a pretendere nulla oltre ciò che gli ho già corrisposto in termini di acconto (ovvero il 50% dei 10000€ inizialmente previsti). Sono molto preoccupato poiché è in gioco il mio futuro economico: ho uno stipendio basso ed attualmente devo sostenere i costi relativi a due case non potendomi ancora trasferire lì. Ho pochi mesi di autonomia prima che i miei risparmi siano esauriti ed ormai non dormo più al pensiero di non poter più pagare l'affitto della casa in cui vivo attualmente o il mutuo della "nuova" casa, le relative utenze, i costi condominiali, ecc...
Cosa posso fare?
Note:
1- L'artigiano in questione non mi ha rilasciato un vero e proprio preventivo scritto e firmato (così come parrebbe essere obbligatorio) ma un prospetto generico dei lavori previsti con relativi importi.
2- Non c'è un contratto scritto ma un accordo verbale circa le opere da realizzare, i tempi, i costi, ecc...
3- All'inizio dei lavori è stata aperta una regolare pratica edilizia (CILA con termine presunto dei lavori complessivi, quindi oltre quelli relativi all'artigiano albanese, al 23 ottobre di quest'anno) con relativo Responsabile dei Lavori (ovvero io), un Direttore dei Lavori (un geometra regolarmente iscritto all'albo) e l'artigiano albanese per l'esecuzione delle opere edili il quale risulta in regola con il DURC e l'iscrizione camerale.
Il codice civile prevede, a tutela dell'appaltante, il diritto di fissare un congruo termine per l'appaltatore, affinché quest'ultimo possa conformarsi alle indicazioni del committente; trascorso inutilmente il termine stabilito tramite una diffida scritta, il contratto di appalto è risoluto, salvo il diritto del committente al risarcimento del danno.
Art. 1662 del codice civile. Verifica nel corso di esecuzione dell'opera.
Il committente ha diritto di controllare lo svolgimento dei lavori e di verificarne a proprie spese lo stato.
Quando, nel corso dell'opera, si accerta che la sua esecuzione non procede secondo le condizioni stabilite dal contratto e a regola d'arte, il committente può fissare un congruo termine entro il quale l'appaltatore si deve conformare a tali condizioni; trascorso inutilmente il termine stabilito, il contratto è risoluto, salvo il diritto del committente al risarcimento del danno.
Dobbiamo scrivere insieme una diffida da inviare all'appaltatore con raccomandata a/r, con la quale
-fissiamo un termine di ripresa dei lavori, oltre che un termine entro il quale tali lavori dovranno essere terminati (ad esempio 15 giorni per la ripresa dei lavori)
-giustifichiamo la fissazione dei termini perentori, in ragione delle tue particolari esigenze di carattere finanziario (non potresti sopportare a lungo il doppio onere del canone di locazione e della rata del mutuo)
-indichiamo le sue “mancanze”, ossia i danni cagionati all'appartamento, le difformità del suo lavoro rispetto a quanto concordato, le lagnanze degli altri condomini, l'assenza di misure di sicurezza nel “cantiere”
-precisiamo che ti riservi di valutare il lavoro fino ad oggi svolto dall'appaltatore, al fine di chiedergli il rimborso di quanto versato a titolo di acconto, oltre ad un congruo risarcimento danni ai sensi dell'articolo 1662 del codice civile
Occorre una diffida scritta ai sensi dell'articolo 1662 del codice civile.
A disposizione per chiarimenti.
PS. nel dubbio, è preferibile pagare il mutuo e non pagare il canone di locazione.
Cordiali saluti.
Fonti:
- Art. 640 del codice penale
- Art. 1662 del codice civile